domenica 31 marzo 2013

A proposito di Hippie...


Avete presente quella canzoncina del 1969 che fa così: "Il coniglietto Tippy è diventato hippie"?
Qualche giorno fa, dopo averla ascoltata, Grande chiede: "ma cosa vuol dire  hippie?".

ecco ci sono attimi
in cui accetteresti volentieri di ritrovarti imbottigliata nel traffico,
 radio accesa, destinazione ufficio...
 pur di svicolare ad una delle tante domande impegnative
di un figlio curioso! 
Ma visto che il lavoro, quel lavoro,
lo hai lasciato circa due figli fa,
e visto che avere un figlio curioso
ti riempie di gioia
 datti da fare e cerca una risposta... una delle tante...la tua 
 
Così va la Storia dalle nostre parti: abbiamo passato mesi a raccontare di castelli e cavalieri;  abbiamo viaggiato per settimane, fra tirannosauri e stegosauri ed eccoci catapultati, come se niente fosse, in uno dei periodi chiave della storia contemporanea, magari proprio nel bel mezzo del raduno di Woodstock!

Qualora ci fossero dubbi, segnalo che spiegare ad un attentissimo seienne cosa sia stato il '68 e il movimento hippie - così su due piedi - non fosse affatto nei miei programmi di quella mattinata. D'altronde se fossimo avvezzi e propensi a seguire programmi, non staremmo qui a fare homeschooling, per non dire Unschooling.

E, dunque, vai con l'improvvisazione!

Tanto per cominciare abbiamo guardato alcune alcune foto scaricate da internet: i capelli lunghi, i vestiti a fiori, i concerti, i pulmini Westfalia colorati...
Voglio vincere facile:
a quale seienne non piacerebbe
un pulmino Westfalia a fiori?
 
Poi ho provato a raccontargli il mio immaginario di  quella rivoluzione. Ripeto: il mio immaginario, diffido dell'obbiettività.
Abbiamo parlato di pacifismo - accennando (ma solo accennando) alla guerra in Vietnam- abbiamo parlato di ecologia, di senso della comunità, di religioni e filosofie orientali, di voglia di viaggiare e incontrarsi, del tentativo di cambiare i paradigmi conservatori della società dell'epoca.
"Che bello mamma allora anche noi siamo hippie?"
Certo amore, e già che ci sei,
potresti controllare se c'è ancora
il Westfalia a fiori
parcheggiato qua fuori?
Hippie noi??? Bè non esattamente.
Vorrei dirgli che siamo un po' hippie dentro e un bel po' borghesi fuori... ma capirebbe? ... e poi che senso ha? Sembra un mostro a due teste!
Tutta colpa di Me e dell''Altra Me che, nel loro eterno duello, si contendono da sempre il mio destino!
Solo per fare un esempio: Me , la borghese, non è mica riuscita a fare a meno di una cucina tecnologica e di un divano nuovo e confortevole (avevano il divano nei Westfalia?) e tantomeno ha rinunciato alle Plastic Chairs di Charles & Ray Eames (concepite nel 1950, proprio come molti di quei ragazzi che volevano cambiare il mondo). L'Altra Me, del tutto indifferente al design,  proponeva il divano fatto con  pallet e materassi e magari una bella cucina a legna... ripeto: "pro-po-ne-va"... in fatto di arredo mi trovo sempre, ma sempre, dalla parte di Me!
Sto per dirgli che no, non siamo affatto hippie, ma lui è già oltre.
"E adesso, mamma?"
E si perché di qualsiasi cosa racconti ai bambini, ad un certo punto, loro tornano sempre al presente e ti fanno la fatidica domanda: " E adesso?".
Bene, parliamo di droghe e di fallimento? Un po'.
Gli racconto che adesso il movimento, in quanto tale, non esiste più se non in maniera del tutto marginale.
Quanta delusione.. glielo leggo nei suoi enormi occhi.
 "Ma allora adesso non ci prova più nessuno a cambiare le cose?" mi chiede preoccupato.

Ho un attimo di smarrimento, un attimo di troppo, quanto basta a dare spazio a quelle due che scatenano una vera e propria battaglia per accaparrarsi il diritto alla risposta.

Me quarantenne, capelli corti e lisci, in preda ad un disfattismo pre-geriatrico è pronta a gridare che no, adesso non ci prova più nessuno, perché tanto è inutile, siamo in mano a poche note lobby che tengono in pugno nazioni intere a botte di spread e declassamenti.
L'Altra Me, ancora ventenne, porta dentro di sé una massa di riccioli spettinati e gli ideali mai stanchi di chi sa che le cose possono cambiare, di chi si sente responsabile - nel suo piccolo - di cercare di fare la cosa giusta. Cercare di fare la cosa giusta... verso se stessi, verso gli altri, verso il nostro meraviglioso Pianeta Blu.
Amo L'Altra Me
E' la parte migliore di Me
Dopo averla sentita rassicurare Grande
mi pento di non averle lasciato fare il divano con i Pallet...
ma grazie al cielo non siamo più in tempo!


Grande è tornato alle sue cose. Io torno alle mie sapendo che, prima o poi, torneremo a parlare di Hippie, di dinosauri, di castelli e altro, molto altro ancora.
E ogni volta troveremo alcune risposte e tante, tantissime nuove domande.
E se una canzoncina, peraltro un po' scema, di un coniglietto hippie è la chiave per aprire tante, ma tante porte... allora davvero l'unschooling non può che funzionare.
 
Vi lascio parafrasando una delle frasi simbolo del '68
(mettete fiori nei vostri cannoni):
mettete domande nei loro zaini!
 
 



 

venerdì 29 marzo 2013

UN BAMBINO di Alfredo Stoppa e Sonia M.L. Possentini

Non so davvero da dove cominciare: questo libro porta con sé tante cose da raccontare.
Qualche settimana fa, nella minuscola biblioteca del nostro minuscolo paese - grazie all'impegno della nostra "grande" Bibliotecaria - abbiamo incontrato Alfredo Stoppa,  autore per bambini (ma non solo!).
Difronte ai bimbi (che al suo cospetto parevano anch'essi minuscoli!), ecco Alfredo, poeta alto alto, ma proprio alto, dalla criniera e dalla barba candide candide, ma proprio candide, e dalla risata a sbuffi come una locomotiva.
1212 metri sopra il livello del mare (del mio amatissimo mare), fuori tanta neve, dentro il fuoco acceso... siamo o non siamo in un borgo incantato?
Due ore di racconti visionari, pieni di humor e di poesia, in un ping pong leggero fra l'Autore e i bambini.
Da quella sera alcuni dei libri di Stoppa abitano le nostre stanze; li trovi riversi sul comodino, nascosti in un cassetto (forse spaventati dalla troppa energia di Grande 6 anni, ma soprattutto di Piccolo 3 anni) oppure ordinatamente allineati su di una mensola... ma attenzione!
I racconti di Stoppa non sono affatto allineati!
Ed anche per questo li ho amati da subito, oltre che per la raffinatezza della scrittura (sempre piena di giochi sottili da scoprire, di lettura in lettura) e per la profondità dei contenuti (tanti spunti mai scontati, per pensare insieme ai nostri figli).

un bAmbino
Alfredo Stoppa - Sonia M.L. Possentini

 
Dalla quarta di copertina:
 
Per ricordare che c'è la possibilità in una società sempre più omologata
di pensare e vivere le cose di tutti i giorni in maniera originale e spontanea...da bambino! 
 
 
UN BAMBINO è pieno di poesia e di ironia. Attraverso giochi di parole e contrapposizioni ci mostra A. un bambino "che non sa fare niente... di quello che sanno fare tanti."
 
A. non è il primo della classe, non si dà le arie, non è arrogante, ha sogni piccoli e qualche grande paura e sa come cavalcare una sedia...
 
In una sorta di abbecedario il bambino A. è contrapposto ad altri bambini, da Bruno a Zaccaria.
 
A. è unico,  preciso preciso a se stesso, come solo certi bambini sanno ancora essere... perlomeno fino a quando glielo consentiamo...
 
Un libro pieno di poesia sia nei versi che nelle splendide illustrazioni di Sonia M.L. Possentini.
 


Leggere rende liberi. Buona lettura!


Questo post partecipa:
- al Venerdì del Libro di Homemademamma
- a LaBibliotecaDiFilippo






 

 



martedì 26 marzo 2013

Tutti a nanna


Piano, faccio pianissimo... sono tutti a nanna e io mi godo queste mura stranamente silenziose.
 
Fra qualche ora ricomincia la musica!
 
Buonanotte.

domenica 24 marzo 2013

Non lo fermate! Non ancora!


Oggi, fra i viandanti nostri ospiti, Grande (quasi 6 anni)  ha scelto di fare colazione con una distinta coppia di Trieste.

Lui alto alto, con un cappello scuro dalla piuma discreta.
Lei sobria e dolcissima.

Hanno fatto colazione vicino alla stufa e pare che Grande li abbia intrattenuti raccontando dell'ultimo libro letto (La casa sull'albero, B. Pitzorno) e di molto altro ancora.

Io non c'ero, me lo ha raccontato il distinto signore, alto alto col cappello scuro dalla piuma discreta. Nel farlo era emozionato, quasi non trovava le parole per descrivere il mio piccolo Grande.
E' socievole, diceva, e come si esprime! Ma pensa, rivolto a Lei, la sua compagna dolcissima, non ha ancora 6 anni! E' un bambino molto particolare, mi ha detto, dall'intelligenza sensibile.

Non ho provato orgoglio, piuttosto vergogna e sapete perché?

Perché poco prima ci chiedevamo, con il mio LUI, se i bambini non siano a volte troppo invadenti con i viandanti che passano da qui...

E così ho detto GRAZIE a questo distinto signore, talmente alto da arrivare a sfiorare l'animo di un bambino. A volte temo che possano disturbare... gli ho confessato.
E Lui: non lo fermate! non ancora! lasciate che esprima liberamente se stesso, come solo certi bambini sanno ancora fare...

Grazie a te, viandante alto alto con una piuma discreta sul tuo cappello scuro.
Non mancherò di guardare i miei figli anche con i tuoi occhi.

Non so il tuo nome... ma che importanza ha?

sabato 23 marzo 2013

La scuola che vorrei

Copio da Treccani.it qual è l'etimologia della parola "Scuola":

"scuòla (pop. o poet. scòla) s. f. [lat. schŏla, dal gr. σχολ, che in origine significava (come otium per i Latini) libero e piacevole uso delle proprie forze, soprattutto spirituali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico, ...].

"Libero e piacevole uso delle proprie forze, soprattutto spirituali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico..."
 
Quanta poesia in un dizionario, ve lo sareste mai aspettato? E quanto denso contenuto in questa sintesi perfetta che parla di scuola come di libertà.

Vado oltre, sempre su Treccani.it, e dall'etimologia passo alla prima definizione attuale:
scuola come "istituzione a carattere sociale che, attraverso un’attività didattica organizzata e strutturata, tende a dare un’educazione, una formazione umana e culturale, una preparazione specifica in una determinata disciplina, arte, tecnica, professione, ecc. "
Niente più poesia, niente più libertà possibile all'interno di "un'attività didattica organizzata, strutturata" e direi finalizzata a precisi e limitati obiettivi.
Un salto di rigo che vale i circa duemila anni che separano le origini dall'attualità!

Lunga premessa, lo so, che potrebbe bastare a dare una risposta al titolo del post.
Ma visto che la sintesi non è mai stata una mia dote, lasciatemi giocare a immaginare la scuola che vorrei.

La scuola che vorrei per i miei bambini è uno spazio "libero e piacevole".
La scuola che vorrei  ha alberi per arrampicarsi (lontano dai miei occhi apprensivi!)
Ha terra da coltivare e prati per rotolarsi. Ha buche da scavare a da e riempire e acqua per schizzare, lavare, infangarsi e ovviamente annaffiare! (e vai con il bucato!)
La scuola che vorrei ha un maestro di tiro con l'arco, seduto all'ombra di una quercia. I bambini sanno che non devono disturbarlo se sta leggendo un libro, ma quando posa il libro in terra corrono da lui per chiedere un consiglio, per imparare un nuovo trucco e poi - via!- a provare ancora la traiettoria giusta per centrare il bersaglio.
La scuola che vorrei ha una maestra di scienze, nella sua stanza affacciata sull'orto, che traffica ad ogni ora con alambicchi e bilance e microscopi. I bambini sanno che se la porta è chiusa, la maestra sta lavorando al suo "progetto segreto", ma quando la porta è aperta (e la porta è quasi sempre aperta) possono entrare e lei - la maestra - è sempre lì pronta a sciogliere un dubbio, a dare un suggerimento (ma solo se richiesto) e ovviamente ad evitare una reazione chimica esplosiva!
La scuola che vorrei ha un atelier (allestito in una vecchia serra in ferro e vetro), d'estate è fresca grazie alle correnti d'aria che si creano aprendo e chiudendo le finestre e d'inverno è calda. Il maestro non è sempre lo stesso; si alternano, infatti, artisti che lavorano alle loro opere. I bambini sanno che non devono interromperli se stanno lavorando, ma possono osservare in silenzio e quando vogliono possono loro stessi dedicarsi alla pittura, scegliendo liberamente materiali, colori, stili e soggetti.
La scuola che vorrei ha una falegnameria. Il maestro falegname è in pensione, nessuno gli corre dietro,  ha sempre tempo per i bambini che entrano e escono quando vogliono e Lui ascolta, aiuta, ma mai un suggerimento non richiesto, mai un intervento superfluo! Solo dopo pranzo, quando il Maestro accende la sua pipa, i bambini sanno che martelli e seghe devono tacere per una mezz'ora.
La scuola che vorrei non ha una stanza per la lettura: si può leggere ovunque, sdraiati in un'amaca, seduti per terra, persino al bordo del campo dove gli altri si sfidano a giocare a pallone! E ovviamente si può leggere al tavolo della luminosa biblioteca. Lì il bibliotecario sa sempre cosa consigliare e se solo glielo chiedi, ti legge volentieri qualcosa ad alta voce.
La scuola che vorrei ha un maestro di storia che oggi ti procura il materiale (scritti, foto, video) per appagare la tua curiosità su cavalieri e castelli e domani non si stupirà se vorrai andare indietro nel tempo e parlare di velociraptor, stegosauri e tirannosauri.
E poi c'è una maestra, quella di geografia, la maestra con lo zaino (l'unico zaino che vedrete in quella scuola è il suo!). Lei a volte c'è, ma altre volte non c'è... perché gira il mondo e quando torna da un viaggio tutti corrono per sentire i racconti di paesi lontani, per guardare le foto e provare nuove ricette esotiche nella mensa autogestita.
La scuola che vorrei ha non una , ma due aule dedicate alla matematica, perché la matematica è la materia che va per la maggiore, piace a tutti e li diverte, perché nella scuola che vorrei la matematica è troppo divertente!
La scuola che vorrei ha una pedana di legno che funge da palcoscenico; chiunque può improvvisare o preparare uno spettacolo.
La scuola che vorrei ha un'assemblea in cui adulti e bambini si confrontano e prendono insieme le decisioni. Niente voti, niente compiti a casa. Il senso di responsabilità e di rispetto verso gli altri e verso se stessi nasce dall'esercizio della pacifica convivenza quotidiana.

La scuola che vorrei è uno spazio libero, fisico e mentale, dove  poter pensare, sperimentare, crescere culturalmente, umanamente e spiritualmente.

Ci proveremo... siamo incoscienti abbastanza per farlo.
Sbaglieremo... ne prenderemo atto... correggeremo il tiro laddove necessario... ma ci proveremo fino in fondo.

Perché la scuola che vorrei mi mette allegria, è una scuola di gioia e di vita... e ciò che più desidero per Grande, Piccolo e Minuscolo è che vivano con gioia! Vi sembra troppo poco?...
A noi sembra tantissimo!

Il motto è sempre quello:
Vorrei, ma non posso... ma certo che posso!

Ci aggiorniamo!

venerdì 15 marzo 2013

Io, John Holt e la mia pirma Macchina per Cucire!

Per i non addetti premetto, brevemente, che John Holt è stato, negli anni '60, il padre dell'Unschooling, teoria secondo la quale la scuola non serve perché i bambini imparano autonomamente, purché in un ambiente in grado di assecondare i loro interessi del momento.

L'Unschooling sposta, insomma, la rotta dell'apprendimento  in direzione dell'interesse del bambino, ma anche dell'interesse di qualsiasi adulto che voglia imparare, perché non è mai troppo tardi!
A dimostrazione di questa nostra innata capacità  il nostro John Holt - all'età di quarant'anni - si dedicò, da autodidatta, a suonare il violoncello .... e pare che ce l'abbia fatta, anche con buoni risultati!

Ecco, oggi mi sento come John Holt davanti al suo Violoncello!

Guardo la mia nuova macchina per cucire, misteriosa creatura,  penso alle poche decine di bottoni che ho attaccato nella mia vita (escluso quelli metaforici che sono molti di più) e rifletto, tristemente, sulle centinaia di calzini bucati, sacrificati davanti alla mia poca o nulla propensione al rammendo!

La guardo e, nonostante tutto, non mi fa paura! Grazie John!!

La guardo e so che molti, forse troppi calzini verranno sacrificati anche in futuro, perché sento dentro di me il fuoco sacro del taglia e cuci (da non intendersi come attitudine al pettegolezzo!) e so che sono destinata a ben altro che rammendare e attaccare bottoni!!!
Scorrono nella mia mente i modelli delle mie prossime creazioni  e mi sento pronta a salpare per una nuova avventura....

LUI: "Che dici vuoi iniziare a prendere la mano rammendando le lenzuola bucate? Te le ho giusto messe da parte... sono  solo 15..."

Silenzio

Tra me e l'Altra me (stranamente in accordo quest'oggi) penso: " Lenzuola bucate? Io sto creando e LUI  mi distrae con le lenzuola da rammendare??? Penso a tende, Mei Tai, Tovaglie, e anche a qualche vestitino semplice semplice, ma a modo mio...."

Silenzio

LUI: "Hai sentito? Vuoi che te le porti?"

Me sta per cedere: "D'altra parte siamo o non siamo in cammino verso uno stile di vita più sostenibile... e allora? Cosa c'è di meglio e di più gratificante che prendersi cura del Pianeta conservando, aggiustando, rammendando...?"
L'altra Me non le dà ascolto... sta scegliendo mentalmente il cotone più adatto (rigorosamente BIO) per confezionare la prima fascia  ad anelli con la quale portare Minuscolo.

Me rivolgendosi a LUI: " Portamele pure, mi sembra un'ottima idea"

L'Altra Me rivolta mentalmente alla Me: "Che cazzo stai dicendo! La macchina serve a me....che sarei io, insomma all'Altra me e non a te che saresti solo Me... ci siamo capite?"
".............................."


Caro John Holt, quante scale hai dovuto provare prima del primo Mozart?
Non lo voglio sapere...
Adesso vado ... ho le lenzuola che mi aspettano!!


mercoledì 13 marzo 2013

Un bicchiere di latte, un cornetto e un Burattinaio.

Pochi giorni fa  è capitato da noi, fra i tanti viandanti che incontriamo, un giovane Burattinaio in vacanza. 

Grande: "Allora manovri i pupazzi con i fili!"
Burattinaio: "Con i fili si manovrano le marionette, io manovro i Burattini, infilandoci le mani dentro".

Che confusione! Tutta colpa di Collodi!

Grande: "Li abbiamo anche noi! Te li mostro"

E così abbiamo fatto colazione a base di latte, caffè, torte, cornetti e burattini.

Un Burattinaio, una Fidanzata di Burattinaio, un Grande, un Piccolo, un Minuscolo addormentato, un Papà, una Mamma e... un Mago Ubriaco di grappa alla Genziana, una Pippi Calzelunghe svampita, una Vecchietta che fa il pane, Un falegname bolognese, un Gallo napoletano, un Cavallo goloso di crocchette di gatto e un Gatto allergico al pelo di Gatto...

Quante voci, quante frasi pazze, quante risate, quante assurde assurdità e poi latte, caffè, torte, cornetti.
 
Una colazione davvero ricca!

Anche questo, nel nostro caso e nel nostro caos, è Homeschooling e Socializzazione!

sabato 9 marzo 2013

L'Arte di Stabordare.... ovvero vietato colorare nei bordi!

Shimamoto - Performance a Punta Campanella -


Ebbene si, detesto quelle insulse fotocopie, formato A4, se non addirittura formato A3, che vengono fatte colorare - rigorosamente nei bordi - a truppe di innocenti e inermi bambini.
Banane gigantesche tutte "bananalmente" gialle!
Zucche vuote da riempire tassativamente di arancione.
Castagne (che nessuno leverà dal fuoco di quelle povere creature) da trasformare in marroni.
E poi orsetti dal sorriso beffardo, Babbi Natale grassi e ridanciani, Uova pasquali infiocchettate e senza alcuna sorpresa .... da colorare, colorare, colorare. 
Il tutto presentato con una grafica senza uno straccio di prospettiva: nessuna prospettiva nel disegno, nessuna prospettiva per i bambini!
Disegni piatti, fotocopiati da qualche giornaletto preso in edicola, tratti neri su fogli bianchi senza alcuno stile, senza alcun rischio di emozionare, di stupire, di divertire.
Schiere di bambini, nelle loro schiere di grembiulini, seduti in schiere di banchetti, che colorano tristemente schiere e schiere di fotocopie, tutte uguali, che verranno appese sulle pareti di schiere di scuole, nell'indifferenza di schiere di genitori.
Una vera e propria anestesia di massa!

Mai vista, neanche per sbaglio, la fotocopia di un  uomo in volo di Chagall, di un ritratto sbilenco di Picasso, di un intreccio geometrico di  Mondrian, di una mela con bombetta di Magritte, di un vaso di girasoli di Van Gogh, di una Marylin di Warhol, giusto per sopravvivere alla noia mortale!

Il perché ufficiale, di una tale attività alienante, imposta a partire dal primo anno di materna, è presto detto: si tratterebbe di indispensabile esercizio per la coordinazione oculo-manuale, in funzione della futura scrittura.
E così, come se niente fosse, si sacrificano creatività, libertà di espressione, autostima, divertimento, sperimentazione, gioia e neuroni.... sull'altare di sua maestà la pre-scrittura!
Se almeno fosse veramente necessario. In realtà, la coordinazione oculo-manuale - in condizioni normali - si acquisisce, senza sforzo, attraverso moltissime attività, la maggior parte spontanee e sicuramente più sensate e divertenti: avvitare, svitare, montare, infilare perline, allacciare, abbottonare.....
E allora perché mai affliggere i bambini? Percheeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeé?
Ve lo dico?
Guardate che strabordo, non mi trattengo, esco dai margini, mischio e lancio i colori come l'artista Shimamoto nella foto sopra.

Il perché, quello vero, è il controllo, il contenimento, la repressione delle personalità entro i margini, per l'appunto.
Un modo efficace per impartire  il primo, fondamentale, insegnamento: fare ciò che viene chiesto, seppure non abbia alcun senso e seppure non coinvolga in profondità nessuno dei sensi.... farlo e basta in maniera automatizzata e passiva.

Grande sa di cosa si tratta, avendo frequentato la scuola materna e le schede da colorare, per due anni.

Stamani, ancora a letto, parlavamo delle opere di Shimamoto.
Grande  progettava, mentre Piccolo ascoltava mooooolto interessato, di provare a lanciare su un grande lenzuolo bottiglie piene di colore.
"Chiamiamolo Progetto Arte Strabordante" gli ho detto e lui " no mamma, chiamiamolo progetto Non fate quello che vi dicono le maestre".

Fra me e me:
"Quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere" lo ha detto Bertolt Brecht, amore mio.

domenica 3 marzo 2013

Lesson number 1

                                                                        
Ore 20.00 circa, in cucina.

Io: Adesso siamo tutti stanchi... cerchiamo di abbassare i toni

Grande (quasi 6): si però guarda di cominciare tu, perché oggi li hai alzati con tutti!

Homeschooling vuol dire... non sapere mai chi ti darà la prossima lezione! 
 

venerdì 1 marzo 2013

IL PAESE ALL'INCONTRARIO di Lidia Ravera

 
Il PAESE all'incontrario si chiama ESEAP  e non lo troverete facilmente, perché è sempre al di là dell'orizzonte.
Ad Eseap i gatti vivono nelle fogne e i topi fanno le fusa, le mucche fanno la guardia e i cani brucano l'erba, le case hanno le ruote e le automobili servono per abitarci.
Ad Eseap, i vecchi e gli adulti vanno a scuola per DISIMPARARE tutto quello che sanno, mentre i bambini lavorano e governano!
Tutto fila liscio fino a quando non compare la ricca e annoiata Marchesa Michelangela Michelotto "che quando è crudo lo vuole cotto"...... e che pensa di poter comprare Eseap e i suoi abitanti! Soldi e soldati non le mancano.

Ma....

Divertente, ironico, attuale.
Un libro per sorridere insieme ai nostri bambini, ma anche uno spunto per prendere il volo e parlare di rispetto e libertà; per affrontare temi come il consumismo, il turismo di massa, l'arroganza del potere.
Un chiaro invito a cambiare direzione, anche disimparando ciò che crediamo di "sapere" e fidandoci di più della saggezza innata dei bambini.

Ci piace!!!