giovedì 28 novembre 2013

Il nostro Unschooling

Lo so, troppo spesso mi perdo in voli pindarici e manco di raccontare la nostra esperienza quotidiana da famiglia homeschooler.

Siamo arrivati fin qui, molto gradualmente.

Prima di trovarci immersi in questa normalità (per noi), negli anni, l'abbiamo immaginata e declinata in molte maniere diverse. Di fatto siamo andati via via levando.
Quella che, inizialmente, poteva sembrare una versione rivisitata e corretta della scuola - trasferita fra le mura domestiche - oggi è semplicemente altro.
Abbiamo levato, dicevo, nel senso di tolto: abbiamo tolto programmi, orari, materie, voti (detesto i voti!!), premi, punizioni, gare, sfide...
Abbiamo levato nel senso di sollevato, alleggerito. Giorno per giorno la nostra posizione si è andata "alleggerendo" (per qualcuno radicalizzando) verso l'Unschooling. In questo ci hanno ispirato gli scritti di John Holt (Growing without school) e le tantissime esperienze in rete (e non) provenienti soprattutto dagli Stati Uniti. Un ruolo importante, qui in Italia, lo dobbiamo a controscuola e a Educazione Parentale, luoghi di incontro e di confronto. Molto hanno significato anche le riflessioni del libertario Marcello Bernardi (in particolare Educazione e Libertà) e il dirompente saggio di Alfie Kohn (Amarli senza se e senza ma). 

Alla base dell'Unschooling ci sono considerazioni molto semplici, ma niente affatto scontate. Si tratta di un approccio che sta in piedi solo partendo da un atteggiamento di totale fiducia nei confronti dei bambini. (E già qui, diciamolo, non siamo affatto preparati culturalmente.)

In sintesi:
. i bambini sono guidati da una spinta naturale ad imparare;
. sanno di cosa hanno bisogno e come apprenderlo;
. imparano e assorbono ciò che è necessario nel contesto in cui vivono. Vita e apprendimento sono la stessa cosa;
. ognuno apprende secondo i propri tempi e secondo percorsi individuali e, soprattutto, attraverso l'esperienza;
. l'apprendimento - quello vero - nasce da una motivazione interna: che si tratti di passione, interesse o necessità (per. es. molti bambini unschooler hanno imparato a leggere spinti dall'esigenza di consultare qualche libretto delle istruzioni);
. le motivazioni esterne: premi e/o punizioni (voti buoni e/o cattivi) non funzionano sul lungo periodo, poiché agiscono a discapito della passione e rischiano di essere di ostacolo all'individuazione del proprio cammino;
. la scuola -  cosiddetta compulsiva - spegne la creatività, intesa  anche come capacità di trovare soluzioni. A tal proposito segnalo questo  bellissimo video:


. infine (ma molte cose avrò certamente dimenticato) lo scibile è talmente immenso e vario che non possiamo davvero pensare di recintarlo entro gli stretti confini di rigidi programmi scolastici massificanti. Non sarebbe molto più fruttuoso per tutti se la conoscenza di ognuno seguisse percorsi individuali e diversi? Come dice molto bene Silvano Agosti: "... avremmo per le strade dei capolavori ambulanti. Ognuno avrebbe la sua visione del mondo e il mondo sarebbe ricco di infinite interpretazioni..."

Ecco, un mondo ricco di infinite interpretazioni 
è proprio ciò di cui si sente un immenso bisogno.

Un mondo ricco di infinite interpretazioni 
è proprio ciò che deve fare paura ad alcuni.

Detto questo, atterro dai miei voli pindarici e vi racconto, velocemente, che le nostre giornate non sono scandite da campanelle, programmi, compiti.
L'attività principale dei bambini resta  il gioco. La mattina generalmente si tratta di gioco all'aperto. Considerato il clima di questi luoghi, hanno già costruito il primo igloo dell'anno, grazie alle recenti nevicate. Poi si spostano in casa dove i passatempo più in auge sono le costruzioni e la pista in legno per il trenino. Entrambe le attività richiedono tempo, logica, coordinazione, ordine mentale, mediazione. I giochi virano immancabilmente nel gioco di ruolo, dove reinterpretano, rielaborano e approfondiscono (facendo domande) vissuti recenti o temi a loro cari.

Niente di speciale, lo so... 
salvo la nostra speciale convinzione che questo sia apprendimento.

Leggiamo, lo abbiamo sempre fatto; ci piace. Leggiamo di tutto, purché scritto bene. E poi parliamo, tutti e troppo, ma parlando capita di affrontare insieme dubbi, curiosità, domande filosofiche, paure, sogni...

Il tutto accade all'interno di una quotidianità pienamente condivisa, dalla gestione della casa e della famiglia al lavoro. I bambini sono con noi quando abbiamo ospiti in albergo: sanno in cosa consiste il nostro lavoro e quali responsabilità e soddisfazioni comporti. Sono con noi quando c'è da tagliare la legna e accatastarla; è un momento di condivisione e ce la mettono tutta per essere d'aiuto; sono con noi quando si piantano i fiori; si seminano e raccolgono patate (questo compete ai nonni); sono con noi quando cuciniamo (non sempre ovviamente... e per fortuna!) e così via.
In questo periodo Grande e Piccolo sono le ombre del padre Nordico, che si sta dedicando alla ristrutturazione della mansarda di casa, destinata a diventare il loro spazio giochi, studio, laboratorio (già sede in fieri di un neonato "Club dei bambini e dei giochi" fondato da Grande.) Tutti i giorni nelle loro tute blu (da metalmeccanici) seguono il padre su per un'irta scala di legno, per tornare - a distanza di qualche ora - pieni di trucioli e nuove idee per la testa. Trattasi di  "non scuola", non c'è dubbio, ma anche di apprendimento allo stato puro. Non saprei neanche mettere in fila tutte le materie e le non materie che sperimentano a fianco del padre mentre misurano i listelli da montare sulle pareti, per poi fissarvi l'isolante. Poi sarà la volta dell'impianto elettrico; poi delle tavole di abete da imbiancare e fissare a parete e a terra; poi verrà la finestra ovale, con vista lago, forse monteranno insieme una stufa a legna (sulla quale sono tuttora in corso trattative) e poi la scala.... ancora tutta da progettare! A tratti, mentre il padre lavora, si perdono nei loro giochi con chiodi e martelli: li sento battere, parlottare, ridere, litigare...
Ma, sopra ogni cosa, la non materia fondamentale che stanno apprendendo è data dall'esempio di un padre che sa fare molte cose; che ha voglia di fare e che ama quel che fa.

E poi - ma non è una nota a margine! - c'è un Minuscolo di 10 mesi che cresce e partecipa ogni giorno di più. Al mattino si sveglia sfoderando il suo sorriso pieno di sole e chiama, con i suoi gorgheggi, i fratelli che accorrono e poi corrono via. E lui dietro gattonando, smontando ciò che loro montando, osservandoli e osservato da loro, che attraverso di lui stanno imparando altre cose (seppure del tutto fuori programma).
Unschooling ... non scuola...

Impareranno a leggere e scrivere? E a fare di conto? E la grammatica? E l'insiemistica?
Certo, non c'è dubbio. Impareranno ad assumersi le proprie responsabilità? Certo: lo vedono fare ogni giorno, perché non dovrebbero? Impareranno ad obbedire, a "stare in fila per due", a dare le risposte esatte. Mi sa di no.

Questo è il nostro percorso, non è misurabile attraverso i voti e le pagelle; non è confrontabile con quello degli altri. Ma è tangibile, perché è pieno di senso ogni giorno di più.

L'unico "neo", ma spero che riusciremo a mediare, è legato alla nostra scelta di fare fare a  Grande l'esame di prima elementare a Giugno. Parlo di scelta perché in realtà per legge, chi fa scuola parentale (homeschooling), non è obbligato a fare l'esame di fine anno, a meno che non intenda entrare o rientrare nel circuito scolastico.
Noi preferiamo, comunque, affrontare la verifica di fine anno (magari un giorno spiegherò il perché).
Questo, inevitabilmente, entra in conflitto con il nostro approccio, che vorrebbe essere indipendente da scadenze fisse e programmi preimpostati.
Ma ce ne faremo una ragione!
Trattandosi di scuola primaria e sopratutto del primo anno, fortunatamente contano di più le competenze dei rigidi programmi. In parole povere sappiamo che Grande dovrà imparare a leggere e scrivere abbastanza fluentemente, entro Giugno. Sulle competenze di matematica non ci sono sforzi da fare, visto il suo vivo interesse. Al momento non gli stiamo facendo pressione; vediamo che, giorno per giorno, nella sua testa si sta dipanando il mistero della lettura e della scrittura. Sono certa (abbastanza!) che arriveremo alfabetizzati a Giugno: sarà a modo nostro, secondo i nostri ritmi e seguendo i nostri sentieri.

Non tutto è semplice
Non tutte le giornate scorrono senza intoppi
Momenti di dubbio e riflessione non mancano
Ma siamo qui:
nel pieno delle nostre vite,
nel pieno delle nostre scelte, pensate e consapevoli


11 commenti:

  1. Che bello questo post. Che bello il vostro percorso.
    (Però sono veramente curiosa: perché l'esame?)

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    1. Grazie! E' davvero un percorso sorprendente, pieno di opportunità. Per quanto riguarda la scelta di fare l'esame, a noi pare la più "pragmatica". Preferiamo diluire anno per anno il superamento dell'esame . Non riusciamo a negare l'utilità pratica di un titolo di studi (conosco la bella storia di Andrè Stern, ma preferiamo il nostro compromesso) e non possiamo prevedere se e quando i bambini vorranno entrare nel percorso scolastico: in quel caso vorremmo evitare di fargli affrontare un megaesame. Infine , ad oggi, il dialogo con gli insegnanti della scuola del paese è stato molto sereno, rispettoso e positivo: per cui lo consideriamo (tale dialogo) una risorsa fra le altre. Prima o poi ci scriverò un post!! :)

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  2. Che racconto stupendo!
    Soprattutto il papà che sa fare ed ama quel che fa, il minuscolo che offre il suo punto di vista sul mondo e la mancata competenza del mettersi in fila per due ... sarà dura fare senza eh :P
    Condivido senza riserve tutto quello che pensi dell'apprendimento, e ti rassicuro sull'esame. Almeno nel nostro caso è stato molto meno curricolare di quel che ci si può aspettare, e difficilmente con un'offerta così piena come la vostra non raggiungerete le competenze naturali.
    Ovviamente capisco che sia un rovello ed un compromesso.
    Al limite puoi provare ad offrire un po' di albi illustrati particolarmente carini scritti in stampatello, con un font facile. Potrebbe essere una buona occasione per lui per iniziare un suo percorso autonomo.
    Vi abbraccio

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    1. Grazie Caterina... il papà è davvero speciale e anche questo percorso sta regalando a tutti, compreso noi genitori, una visione nuova sulla vita!!! un abbraccio a voi!

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  5. come sempre liberamente sei forte e coraggiosa!!!! grande!!!

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  6. Molto, molto interessante. Non faccio homeschooling ne' unschooling (ma si puo'?), i miei bambini frequentano una normale scuola pubblica dove i voti e la competizione - piu' o meno aperta - è nella quotidianità.
    Ho combattuto un po' per cambiare la scuola ma ora mi sono rassegnata. Spiego ai miei figli quanto i voti sia siano solo espressione di "ho capito o non ho capito" e come non ci rappresentano affatto. Cerco di tenerli lontani dagli stereotipi e di convincerli che valgono per quello che sono non per come si sientono giudicati. Difficile, libera mente, difficile. Ma vale la pena non rinunciare, che dici?

    alessandra

    p.s. ora mi leggo il tuo post dei voti........

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  7. Ciao Alessandra, scusa se rispondo con ritardo.. Nonostante la nostra scelta di fare homeschooling, anche noi combattiamo quasi quotidianamente gli stereotipi, soprattutto quelli che ci portiamo dentro, nostro malgrado. Vale la pena, sono d'accordo con te, vale proprio la pena! Grazie per la visita... spero di ricominciare presto a raccontare la nostra esperienza fra queste pagine... Un caro saluto!

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