domenica 21 aprile 2013

Abbiamo un Nuovo Presidente della Reppubblica.

Etichetta: "La Finestra sul Cortile", ovvero guardiamo un po' cosa succede fuori da casa nostra.

Ieri,  20 Aprile 2013, è stato proclamato un Nuovo Presidente della Repubblica.

Dopo giorni convulsi, in cui il partito portante della sinistra italiana si è letteralmente sgretolato, eccoci con un Nuovo Presidente della Repubblica.

"Mamma mi chiami quando scrutinano?"
 
E già! Anche questa è una bella occasione per noi homeschoolers. Accendere la televisione che non abbiamo (dunque via internet) e cercare di capire un po' come funziona la nostra Democrazia. Facilitata dai miei studi e da una passione per la politica, che mi trascino sin da ragazzina, provo a spiegare ai miei figli (più a Grande ovviamente) cosa sta accadendo e secondo quali regole.

"Mamma tu per chi tifi?"
"....." 
"E vincerà?"
"....."
 
La passione politica, per me, è imprescindibilmente legata a certi  ideali, a certi valori: non può che fare rima con giustizia sociale, onestà, dignità, rispetto per gli altri, per l'ambiente, equità, sostenibilità...  Vorrei raccontarglielo, come ho fatto in altre occasioni, ma vedo che Grande è troppo preso dal conteggio dei voti sul video e rimando ad un'altra occasione.

Finisce il primo scrutinio, primo candidato impallinato. Si riparte più tardi.
Grande e Piccolo ripartono, invece, per un'altra avventura a cavallo delle loro bici.

"Mamma chiamami quando ricominciano!"

Loro fuori a pedalare e io davanti allo schermo che non riesco a pensare ad altro. Che mi preparo all'ennesima amara delusione; ad assistere all'ennesima (ormai da anni) occasione persa... o bruciata... o non voluta. Chissà?
Scuoto il capo, parlo da sola, mi faccio un thè. 
Povero Minuscolo,  non può che essere nervoso come me.
In bagno incrocio la mia immagine nello specchio: certo sono cambiata, non ritrovo più la massa di capelli ricci e il fisico asciutto di vent'anni fa, ma sorrido, per un attimo, nel riconoscere lo stesso sguardo acceso dagli ideali. Bè, qualcosa di me non sta invecchiando!

Vanno avanti.  Voto a vuoto. Rimandano all'indomani.

Rieccoci , Grande  va e viene con il suo casco da ciclista in testa.
"Allora Mamma?"
 
E poi...
E poi cade anche Prodi...
 
"Perché sei preoccupata Mamma, tanto noi tifiamo Rodotà?"

 
Bella domanda! 
Come glielo spiego, ad un bambino di  sei anni, che si è appena aperto uno squarcio drammatico sulla storia della sinistra italiana degli ultimi 20 anni.
Le contraddizioni, le posizioni mai chiare, le anime (altro che correnti) incompatibili sono venute a galla, in un grigio giorno di primavera. Il tutto fuori tempo e soprattutto fuori luogo
 
 "Ehi, siete lì per scegliere il futuro
Presidente della Repubblica,
non il vostro nuovo segretario!!!"
 
"Tutto bene Mamma?"
 
 
Come è andata a finire, lo sapete già! E' il caso di dire: nessuna sorpresa.
 
All'ultima decisiva votazione Grande partecipa meno, sta giocando con un amico.
Poi si affaccia e mi chiede:
"Allora Mamma, chi è il Nuovo
Presidente della Repubblica?"
 
"Lo stesso di prima, amore mio,
lo stesso di prima"
 
 
Rimonta in sella.
Non fa domande.
Mi faccio un thè.
 
Poi, mentre sul video sfilano facce e frasi fatte, mi  chiedo se sia stata una buona idea coinvolgerlo. Lo guardo e so che, fra una pedalata e l'altra, si sta chiedendo come sia possibile che oltre mille adulti impieghino 3 giorni e 6 scrutini per rieleggere lo stesso Presidente di prima!
 
Ci sono voluti 20 anni amore mio,
per  questo capolavoro...
ti sembrano 3 giorni,
ma sono 20 anni.
 
Lo specchio mi rimanda un volto stanco, preoccupato. La nottata sarà lunga.
 
Domani gli parlerò di etica, di ideali, di valori e della politica delle piccole cose.
Domani gli dirò che possiamo cambiare le cose!
 
Domani...
 
 
 
 

 

sabato 13 aprile 2013

MA CHE SENSO HA?

Ultimamente mi imbatto, sempre più spesso, nella stessa domanda : "... ma ha senso?" 
Me la ritrovo, all'improvviso, come uno sgambetto in cui inciampo.
Pensiero molesto, fra gli altri pensieri, cui devo dare ascolto perché non molla.
Ma ha senso?
Senso in che senso?
Senso come significato, ma non è male neanche senso come direzione... ovvero: quest'azione, questa scelta, questa cosa...dove porterà?
Non è una domanda priva di senso!
 
Mi capita di pormela sia rispetto alle piccole questioni della nostra  quotidianità, ma anche e ancor di più rispetto alle grandi questioni che governano la vita di tutti.
 
Ultimamente, per ovvi motivi,  me lo chiedo spesso, spessissimo, riguardo alla scuola, alla sua organizzazione, ai metodi, ai contenuti...(per esempio se colorare schede abbia un senso me lo sono chiesto qui!).
 
Che senso ha ciò che i bambini fanno a scuola ? Che significato? Quale contenuto? Che valore?
 
Sfoglio alcuni libri di testo della scuola elementare.
Primo anno... Scopo/obiettivo: imparare ad usare ben 4 stili di scrittura (Stampatello maiuscolo, stampato minuscolo, Corsivo maiuscolo e minuscolo) nell'arco dei primi mesi.
Copio stralci da un libro per la prima elementare ("Tutti Insieme a Scuola Allegra - percorso di apprendimento della lettura e della scrittura" ):

Allegra saluta i bambini
Edera sorride felice
Istrice si sveglia
Orologio suona le otto
Uccellino cinguetta sul ramo
La Sirenetta si riposa al sole
 
.... e vi risparmio il resto.
Non posso non chiedermelo e pure ad alta voce: MA CHE SENSO HA????
Che senso ha dedicare un anno scolastico (se non di più) al forzoso apprendimento della lettura e della scrittura, rinunciando - in nome di questo scopo - al significato di ciò che si legge e di ciò che si scrive?
Ci sarà tempo, dirà qualcuno, per passare ai contenuti.
Ci sarà tempo? Quale tempo?
Avete presente un seienne??? Non è affatto un vaso vuoto da riempire.
Un seienne - già da qualche anno - ti fa domande del tipo:

"Perché si muore?"
"Come è nato il primissimo uomo"
"Come funziona la digestione?" 
"Quanto è lontana la Luna dalla Terra?"
 
E poi, magari,  un giorno (nello specifico questa sera) parlando del corpo umano gli dici:

"Il cervello è preposto al funzionamento di tutti gli altri organi"
e lui (il quasi seienne!!!) ti risponde: "tutti tranne il cuore!"
"Chi te lo ha detto?"
"Il cuore è una pompa, mamma, una volta che parte non si ferma più!"
 
E chissà , forse ha ragione lui... forse, una volta che parte, un cuore non si ferma più davvero.
 
Un bambino di 6 anni, un NORMALISSIMO bambino di sei anni, passa dal medioevo al mesozoico nell'arco della stessa giornata, cavalieri o dinosauri alla mano.
Un bambino di sei anni, per il suo compleanno, ti chiede il telescopio e scopri - appena in tempo per farlo ragionare - che si aspetta più o meno il telescopio della NASA "mamma, il telescopio dovrà avere le ruote altrimenti non riusciremo a spostarlo" ..... 
 
Un bambino di sei anni sa già fare di conto e - se solo glielo lasci fare - impara ad aprire e salvare un nuovo file nel tuo PC (chiedendoti aiuto per nominarlo, visto che ancora non sa scrivere!) e su questo documento mette in progressione (di sua iniziativa) i numeri da 0 in su (per ora siamo a 500). Decide di colorare le decine di rosso e le centinaia di verde e quando ti dice "mamma ho quasi finito..." (lui intende un'altra decina), non puoi fare a meno di chiederti se, sotto sotto, non sia convinto di raggiungere l'infinito (forse si!).
 
Ecco, questo NORMALISSIMO bambino di sei anni, passa la sua giornata giocando.
Sempre fuori in ogni stagione. D'inverno scia, costruisce igloo, pupazzi e navi pirata con la neve. In  primavera rispolvera la bici e il pallone. D'estate gioca a piedi nudi dalla mattina alla sera e d'autunno aiuta il padre ad accatastare la legna a meno che non si stia tuffando - insieme agli amici - in qualche enorme cumulo di foglie secche. 
 
Questo bambino gioca, gioca, gioca.
 
Monta e smonta, con suo fratello di tre anni, stazioni, case, caserme dei pompieri, astronavi... di mattoncini. Crea ferrovie intricatissime, schiera cavalieri intorno al castello assediato, guarda qualche cartone (ahimè) e disegna quello che gli pare.... poi a sera, finalmente, tutti nel lettone a leggere una storia... "Dai mamma leggicene un'altra!"
Niente di straordinario, è lo stesso bambino che ha imparato, in meno di tre anni, a camminare, a parlare, usare strumenti, giocare, andare in bicicletta, ... proprio come suo fratello... proprio come ogni altro normalissimo bambino.
 
Semplicemente, proprio come ogni bambino che riceve risposte, è sempre pieno di domande.
La chiave, l'unica chiave del suo apprendimento sta nel senso che quelle domande e quelle risposte hanno per lui. Nessuno scopo nel chiedersi e chiederti la distanza della Luna dalla Terra ....a meno che non stia meditando una trasferta... sarà meglio verificare!
 
Ecco perché, più sfoglio i libri di testo che mi hanno prestato, più mi sfugge il senso di tutte quelle ore chiusi in una classe a leggere e scrivere "Fata Fiumina prepara la Festa dei Fiori" oppure "Ape Pia va a scuola".
Davvero la scuola italiana non riesce ad inventarsi qualcosa di meglio?
 
Più sfoglio i quaderni , più mi sfugge il senso di tutto quel colorare: colorare  per contare; colorare per leggere; colorare per avvicinarsi - da molto lontano - alla geografia (colora il cane sopra il tavolo e la palla sotto la sedia)...colorare per la festa del papà, della mamma e dei nonni...
Perché, invece,  non disegnare ciò che gli va, quando gli va, come gli va e se gli va?
 
Non trovo il senso di un apprendimento frammentato, nozionistico, passivo, noioso, talmente noioso che il titolo del libro di testo "Tutti insieme a Scuola Allegra" suona quasi beffardo.
 
Ed eccomi al dunque, eccomi al pensiero un po' anarchico, alla visione "oltre", al pensiero che vola libero.
La scuola, a pensarci bene, funziona!
Ci prepara alla vita dopo: alle code in mezzo al traffico per raggiungere un lavoro che non ci piace; ci prepara ad un capo che ci giudica, promuove o retrocede; ci prepara ad eseguire passivamente mansioni che non ci appartengono; ci prepara a vestirci tutti alla stessa maniera, a mangiare le stesse cose, a leggere gli stessi giornali. Ci prepara ad accettare la competizione, a dipendere dal giudizio esterno, a quantificare ogni cosa... il che da adulti vuol dire monetizzare.
La scuola ci prepara a vivere in apnea dal lunedì al venerdì, per poi tirare un mezzo sospiro il sabato e ricominciare ad angosciarci la domenica. Non è così? Esagero?
Lo spero...
Nel dubbio, per ora, continuo, continuiamo il nostro percorso di homeschoolers tendenzialmente unschoolers.
 
Grande e Piccolo mai zitti, pieni di domande, di curiosità, sempre più complici, nonostante le baruffe.
Minuscolo (3mesi), ancora silenzioso, abbarbicato nella fascia... sembra interessato solo a dormire e poppare... dormire e poppare.... ma so, sappiamo, sapete... che fra una dormita e una poppata lui impara, impara, impara!







venerdì 12 aprile 2013

IL LIBRO DEI LIBRI - Niccolò Barbiero Giulia Orecchia


IL LIBRO DEI LIBRI
è un "Manuale per giocare a costruire i libri"
Ed. SALANI - Laboratorio (Euro 12.00)
 
Un Libro che parla di libri! Un vero e proprio manuale per realizzare tanti libri divertenti insieme ai nostri bambini, utilizzando materiali facilmente reperibili in casa.
 
Il manuale procede per difficoltà crescenti:
 
- LIBRI PATELLA TANTO PER COMINCIARE (non ho mica paura, che schifo, che cosa hai da guardare)
Tante idee per realizzare, anche con i più piccoli,  facili libri scherzo.
 
-LIBRI FISARMONICA PER CHI HA MANIE DI GRANDEZZA (antenne paraboliche, sembra bianco, marziano a chi?)
Come realizzare il libro città o  il libro marziano e dargli vita inventando e creando personaggi e storie.
  
-LIBRI STRANI PER CHI NON SI ACCONTENTA (che bambolo, tecnica della zuppetta, non guardare). Veri e propri libri pazzi!
 
- LIBRI DIFFICILI PER PRECISI DI NATURA (mal di testa, ooh... aah..., naso che gocciola)
Per imparare alcune tecniche fra cui i  pop-up e le pagine con le linguette da tirare.
 
- LIBRI LIBRI VERI VERI PER LETTORI LETTORI (16+16, Voilà, !oirartnoc la ottircs ottut E')
Fra cui il libro valigia, ma anche e soprattutto il LIBRO LIBRO, ovvero il libro come lo conosciamo tutti e le tecniche per assemblarlo.
 
Infine, COME DIVENTARE EDITORE, ma anche COME SI FA LA CARTA e LA BREVE STORIA DEL LIBRO.

Un manuale di circa 150 pagine, dal formato piccolo e maneggevole, con illustrazioni in bianco e nero che poco o nulla tolgono alla fantasia di chi lo consulta e con idee molto divertenti, ma soprattutto  realizzabili senza essere degli ingegneri! 


Breve riflessione un po' nostalgica e assolutamente non necessaria.
Non amo i manuali, ma questo mi ha subito colpita. Forse perché faccio parte di quella schiera (segno dell'età?) che non riesce a  convertirsi agli e-book, ai libri digitali.
Sin da bambina ho amato i libri, per i loro contenuti, ovvio: ogni nuovo arrivo era ed è emozionante come la vigilia di un viaggio.
Ma sin da bambina ho amato i libri anche in quanto oggetti, da toccare, da annusare, da conservare con cura.
Avete mai annusato un libro? Certo che lo avete fatto... il profumo dei libri è destinato ad estinguersi? Lo avete mai accarezzato? Ma si! La carta è calda e ruvida a differenza della carta patinata di certe riviste.
I miei figli, i nostri figli, probabilmente, (che dico, sicuramente!) porteranno la loro intera biblioteca in tasca. Alcuni di loro, forse, collezioneranno i libri cartacei come oggi qualcuno colleziona i vinili. Quale stupore nell'entrare in una casa, tra 20-30 anni, e trovarvi una libreria... "Sei un nostalgico! Collezioni Libri? Li trovi su internet?...." Chissà!!
Ecco che questo manuale, nell'era della digitalizzazione, dei touch screen, mi pare un'occasione anche per ricordare alle nostre anime da dove veniamo.
 

Leggere rende liberi. Buona lettura!

 
 

domenica 7 aprile 2013

Rimpianti? No grazie!




A volte mi chiedo se i miei figli, in futuro, avranno il rimpianto di certe non esperienze.
Penso al non primo giorno di scuola, ai non compagni di classe, alle non pagelle, ai non quaderni, alle non gite, ai non ricordi di quel mondo e a tutto quello che c'è dietro.
Poi penso che i rimpianti altro non sono che la conseguenza di un vuoto che non possiamo più colmare.
E allora focalizzo su di noi, sul nostro quotidiano: le esperienze in libertà, le scoperte in autonomia, i confronti, le curiosità che si rincorrono, le emozioni condivise,  gli incontri sempre nuovi, gli amici, i libri sparsi per casa, il gioco all'aria aperta... e allora  vedo il pieno di una vita serena.
Penso che, a fronte del non primo giorno di scuola, ci sono e ci saranno giornate intere ad esplorare in libertà; libri letti sul divano a gambe in su; piccoli grandi progetti realizzati e da realizzare; scoperte sempre nuove; passioni proprie da seguire in proprio...
Penso, spero che, a fronte delle non pagelle, ci sarà la voglia di fare senza la paura di sbagliare; ci sarà la capacità di assumersi delle responsabilità, di non dipendere dal giudizio esterno, di avere senso critico.
Penso e so che, a fronte dei non compagni di classe, ci sono e ci saranno amici veri; incontri sempre nuovi, viandanti, persone che avremo tempo e modo di ascoltare senza distinzione di età, "di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali." (meraviglioso ART. 3 della nostra Costituzione).
Penso e so che, a fronte delle non gite, ci sarà il nostro andirivieni da qui alla Toscana, ma anche i viaggi che altrimenti non potremmo mai fare, lavorando sempre, ma sempre nei periodi in cui le scuole sono chiuse.

Ecco che, allora, la domanda sfuma portandosi con sé il dubbio.

La chiave di tutto, forse, 
è in una vita piena di senso,
da vivere a pieni sensi
e condita con gioia...
 
 


venerdì 5 aprile 2013

IL LIBRO CHE AVEVA UN BUCO di Domitille e Jean-Olivier Héron

Semplicemente Geniale!
A chi mai è venuto in mente di inserire un buco circolare e perfetto in un libro? Ogni pagina con un buco: perché mai e dove porterà?
E' quello che si chiedono gli eleganti topolini meravigliosamente illustrati con gli acquerelli.
Se non fosse per quel buco, ci troveremmo di fronte ad una delle tante storie di animali antropizzati, vestiti di tutto punto: padre madre tre figli e nonni, che abitano una casa, dagli arredi classici.
Ma vi assicuro niente di banale può accadere in un libro se ha un buco! E niente di banale può accadere se questo buco porta nel posto più impensabile, per i personaggi di una fiaba, ovvero il Mondo Reale!
Con un semplice PLUF  i nostri topolini passano dalla Fiaba alla Realtà, ritrovandosi ovviamente nudi, coperti solo della loro pelliccia e soprattutto al cospetto di un gatto VERO, acciambellato sul lettino della camera di una bambina! 
Un capolavoro divertentissimo  in cui realtà e finzione si rincorrono attraverso  il buco.
Il genio e l'ironia vanno oltre, per cui  capita che i topolini, una volta nel mondo reale, vorrebbero restare a vivere nella splendida casa delle bambole, ma...
Capita che i topi nonni, nel mondo della Fantasia, si accorgano che alla fine di ogni capitolo resta una pagina bianca e decidano - armati di pennelli - di disegnare un castello ottocentesco con tanto di piscina, nel quale trasferirsi (mica fessi!).
E allora i luoghi/livelli diventano addirittura tre: la Realtà collegata, attraverso il buco, alla Fiaba scritta e disegnata dagli Autori a sua volta collegata, da una porticina (disegnata dai nonni), al Castello frutto della fantasia dei personaggi di fantasia...
 
La storia è leggibilissima per bambini dai 5 anni fino almeno ai 100! Ma anche il nostro Piccolo  di tre, seppure non ancora con grande entusiasmo, riesce a seguirla.
 
E se vi piacerà, non fatevi mancare la lettura de "IL LIBRO CHE AVEVA DUE BUCHI".

Dalla quarta di copertina:
"In alto c'è sempre il buco che porta nella realtà.. ma ora ecco che nell'angolo più basso del libro compare un secondo buco, dal quale escono i personaggi di un'altra storia!"
 
Mancava giusto il quarto livello:  il Mondo Reale, La Fantasia, la Fantasia nella Fantasia e... i Personaggi dei libri (affiancati sulla libreria) che, attraverso il buco in basso, fanno irruzione nella storia dei nostri topolini!!!

Leggere rende liberi. Buona lettura!


Questo post partecipa:
- al Venerdì del Libro di Homemademamma
- a LaBibliotecaDiFilippo


 
 

lunedì 1 aprile 2013

Nordico e Mediterrona...

... Ovvero: moglie e buoi dei paesi tuoi.


Lo avrete capito.
LUI il compagno di vita e di pensieri è Nordico, ma talmente nordico da avere un cognome che sembra un codice fiscale.
Io, al contrario, sono  Mediterrona, ma talmente mediterrona che alle feste comandate ricevo e faccio decine e decine di telefonate, da/a parenti fino al terzo quarto grado. Lui e i suoi nordici parenti, invece, usano frequentarsi solo in occasione di un funerale. E ho detto tutto.

Ora a chi mai potrebbe venire in mente di prendere una femmina mediterranea, nata e cresciuta al cospetto del mare, in una città che ha visto arabi, greci, spagnoli, francesi e pure quel pezzo di gnocco di Federico II e (dopo un "intermezzo" di 25 anni in quel della Toscana) catapultarla a 1200 metri di altitudine, in una valle senza uscita, al cospetto di una Lago (peraltro artificiale...) in un villaggio di 400 anime ( tutte o quasi di origine "austroungarica") che parlano fra loro in austriaco antico...? 
Ovvio, la geniale idea è venuta a noi due, seppure con  l'aiuto di un'amica, l'Amyca (mediterrona come me) che ci ha messo lo zampino... (grazie Amyca!!)
Date le premesse, le difficoltà non sono mancate e non mancano.
Per fare un esempio: i primi anni di convivenza Nordico, alle 19.00 in punto, iniziava a ronzare intorno a Mediterrona con fare nervoso, muovendo ritmicamente la mascella, guardando con insistenza l'orologio e aprendo e chiudendo rumorosamente il frigorifero.
 "Tutto bene nordico?"
LUI:  "Ho una fame da lupi, cosa c'è per cena?"
LEI , flemmatica come solo i meditrerroni sanno essere: "Vuoi una fetta di pane e marmellata? Sto giusto preparando la merenda per i bambini?"
A questo punto il nordico, trasfigurato da una smorfia di incredulità e sconforto, provava comunque a mantenere la sua nordica calma , comunicando che: "le campane hanno appena suonato le 7... è ora di cena".
E LEI con la "tipica" diplomazia mediterrona : "Le campane hanno appena suonato le 7??? e chi se ne frega nordico! lascia che suonino... Da noi (vale a dire a soli 1100 Km da qui) non ci si mette a tavola mai prima delle 21."

Come è andata a finire?

Nell'unica maniera possibile per degli Anarchici, seppure dilettanti.
Nordico, in quanto nordico, non si smuoverebbe mai di un millimetro dalle sue austroungariche certezze. Mediterrona, in quanto tale, urla, sbraita, poi  cede... ma solo per poco...
E così a volte si cena alle 19.30 (un paio di sere l'anno), a volte alle 20,00 (una decina di sere l'anno), quasi sempre alle 20.30  e certe volte (che gioia!) si cena alle 21.00 (in genere d'estate). Il tutto con buona pace di Nordico e della sua nordica madre che, da sempre, mette la minestra in tavola alle 19.00 in punto.
Minestra, avete capito bene! I nordici cenano esclusivamente a base di minestra... E ho ridetto tutto!
Su questo fronte, però, Mediterrona ha avuto gioco facile: è incappata in un nordico dal palato mediterraneo.
Dovreste vederlo al cospetto della parmigiana di melanzane, di fronte a orecchiette e broccoli (che qui le cime di rape non sanno cosa siano!) , in ammirata contemplazione dei carciofi ripieni o alle prese con la cicoria catalogna "alla poverella". Alla poverella... si fa per dire!!!

Lessata la cicoria catalogna in abbondate acqua e sale grosso, si ripassa in padella con olio, aglio, peperoncino, pomodorini e acciughe. Poi si aggiunge la mozzarella e quando inizia a sciogliersi, si unisce il parmigiano grattugiato a piene mani. Spento il fuoco.... non possono mancare 1 o 2 uova fresche...Energica mescolata...E se siete fortunate come me, potrete assistere alla metamorfosi gioiosa di un Nordico capelluto nel commissario Montalbano!
 
Così procediamo.
Uno con la bussola che punta a Nord e l'altra, senza la bussola, ma sempre rivolta al Sud.
Non sempre ci capiamo, quasi che Nordico parlasse in austriaco antico e Mediterrona in Barese stretto...
Ma quando ci capiamo... in genere concepiamo un figlio!


Su una cosa, però,  abbiamo raggiunto l'accordo: LA POLENTA.

"...e no amore, la polenta proprio no! Vedi io da bambina passavo tutta l'estate in campeggio, a Monopoli, vestita di sale e costume. Sulla spiaggia mangiavamo le friselle e, a volte, mio padre ci portava i ricci appena pescati. A proposito, Nordico, hai mai assaggiato i ricci?  I ricci sono il sapore del mare. Cerca di capire, ma ognuno ha la sua storia e nella mia, caro Nordico, non c'è scritto Polenta. Ma se hai pazienza (e in quanto nordico ne hai tanta) ti preparo la focaccia. Ti va?"

Nordico sorride.
Non gliel'ho ancora detto, ma ha un sorriso bellissimo, un sorriso latino.
E i suoi capelli ricci e spettinati sono tanto, ma tanto mediterroni.

"Nordico, sai che c'è? In autunno vi porto tutti al Sud."
Non ha detto di no...