martedì 2 luglio 2013

Per quelli come noi per i quali la scuola non è finita, sebbene non sia neanche mai iniziata!

Accade che con l'estate le mani abbiano altri lavori da svolgere, quasi tutti all'aria aperta e che ci sia meno tempo per ticchettare sul PC.

I bambini partecipano, come sempre, alla nostra quotidianità.

Grande si sveglia molto presto con suo padre, percorrono insieme i venti passi che portano all'albergo e preparano con il nonno quanto serve per la colazione degli ospiti. Per dirla tutta credo che il più mattiniero sia proprio il nonno e credo (anzi so) che Grande trascorra la prima oretta sdraiato sul divano inventandosi storie (così mi riferisce lui stesso).
Io scendo con più calma insieme a Piccolo e  a Minuscolo.

Durante tutto il giorno, i bambini giocano soprattutto.
In questo periodo - privati dei cumuli di neve (sui quali installavano navi pirata o scavavano igloo) - li vedo spesso dediti alla produzione di "malta" e alla costruzione di non so cosa. Nel loro laboratorio, a cielo aperto, giocattoli e attrezzi veri si mischiano allegramente.
Mentre il padre Nordico li rifornisce di martelli chiodi scale, la Madre Mediterrona passa in rassegna il tutto, facendo sempre sparire qualcosa, il che lo ammetto è senz'altro più sbrigativo dell'affrontare le mie ansie... ma quanto è difficile essere libertari per davvero!

Piccoli amici si affacciano quotidianamente e insieme intessono trame tutte loro: ieri erano una squadra di guardie forestali, oggi stuccavano un marciapiede. E poi, grazie alla nostra attività, c'è sempre l'occasione per incontri nuovi.
Mi piace guardare i miei piccoli sempre curiosi, sempre pronti ad intavolare discorsi con tutti, adulti e bambini, sempre istintivamente propensi a socializzare.

Ehi, dico: la socializzazione!
 
Un paio di giorni fa Grande riparava una camera d'aria della sua bicicletta con l'aiuto di un ospite olandese... nessun problema di comunicazione, a quanto pare, come testimonia la foto qui sopra.
That's unschooling my dear. That's life.

Sfoglio le foto degli ultimi giorni, niente di straordinario, tanti momenti vissuti insieme.
Invasare, falciare il prato, fare frittelle di carnevale fuori stagione, produrre piadine a forma di dinosauro, tirare qualche bercio ogni tanto, sentirli giocare insieme sotto la doccia, sentire l'acqua sotto ai piedi una volta in bagno, leggere, sbuffare, avere voglia di scappare per qualche ora, restare, metterli a letto, pensare, amare, pensare.

Può davvero bastare?
Non dovrebbero- dalle ore x alle ore y - scrivere, leggere, fare di conto?
Non dovrebbero già sapere a memoria almeno le capitali dell'Europa ?
E le tabelline, quando?
E il programma ministeriale?
 
Ecco, il programma ministeriale... credo sia davvero una iattura, pensare che l'educazione, la crescita, la formazione delle donne, degli uomini, passino attraverso la cruna strettissima di un banale, uniforme, nozionistico, chiuso programma ministeriale. Credo sia un'ipoteca pesantissima che grava  sul futuro, rinunciare ad una visione ampia, olistica, fluida, in cui il singolo possa sviluppare in maniera equilibrata, la mente, il corpo, la psiche, lo spirito (di qualunque cosa si tratti).
Serve una visione senza confini in cui ognuno possa cercare il suo personale equilibrio.
 
Si, ma... Sarebbe bello, però... un insegnante con 25 bambini come può farcela?
E poi 25 bambini di oggi?
 
"bambini di oggi?"
Mha...
 

Tutto qua? E' solo un problema di rapporti numerici?
O non è forse un problema di rapporti umani?
Sono certa che basterebbe ribaltare i paradigmi educativi che vogliono il maestro nel ruolo di insegnate / addestratore e la scuola nel ruolo sociale di fucina di cittadini.
Basterebbe pensare all'adulto nel ruolo di facilitatore e alla scuola come luogo di incontro, di crescita collettiva, di confronto. La scuola come luogo, spazio aperto, senza muri, senza porte, senza programmi. La scuola come luogo, come esperienza e non più come sistema, istituzione. 
Basterebbe.
La faccio facile lo so. Ma è FACILE.

Facile: Dal Latino Facilem
"Che ben si presta ad essere fatto"
 
 

E' facile crescere in un luogo aperto, molto più facile che in una gabbia. E' facile convivere pacificamente se non si è in cattività (altrimenti via il becco e gli artigli, come fanno agli inermi pulcini!).
E' facile rispettare gli altri se si viene rispettati. E' facile imparare se qualcosa ci interessa. E' facile aiutare qualcuno se vuole farcela, piuttosto che costringerlo quando non vuole.
Potrei continuare.
 
E' facile, nel senso che "si presta ad essere fatto" e ne sono testimonianza concreta le scuole libertarie, in giro per il mondo, dalle cui esperienze emerge che è facile la convivenza fra adulti e bambini - fra persone direi -  laddove le regole condivise garantiscono la dignità e la libertà di tutti.
 
Le nozioni, le regole grammaticali, le tabelline, le capitali europee - se e quando utili - attecchiscono su qualsiasi terreno.
 
Il senso di sé e degli altri, la consapevolezza del valore della vita, la responsabilità verso la Terra, la capacità di autogestirsi, la voglia di cercare e ricercare, il coraggio di seguire percorsi non segnati, l'indipendenza di pensiero, il senso critico, l'autonomia dal giudizio esterno, l'accettazione dei propri errori... ecco per queste e altre cose non basta un terreno qualsiasi, serve un terreno ricco, fertile.
Per queste e altre cose non basta un orto... servono distese immense.
 
Per le patate, invece, basta un fazzoletto di terra e 8 braccia volenterose (quelle dei nonni e le loro) 
 

 
 
 

 

2 commenti:

  1. Deve essere proprio un luogo d'incanto quello in cui vivete, per tanti motivi. Le vostre distese immense in pochi metri quadri.
    Io spero proprio di riuscire a vederlo prima o poi. Anzi, ne sono sicura, perché è "facile"!
    Grazie grazie grazie grazie ....

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    1. dovrò scrivermelo sui muri di casa: è facile!! A presto e grazie a te!!

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