venerdì 28 dicembre 2012

La scuola dell’obbligo NON è affatto obbligatoria.


Tra le cose che fino a “ieri” davo per scontato c’era senz’altro la Scuola. La Scuola  di tutti, per tutti, quella che mi appariva pluralista, quella che i miei figli avrebbero ovviamente frequentato.

E invece no! Ecco che il pensiero libero si è insinuato, attraverso alcune letture,  mandando all’aria le mie certezze, con la stessa facilità con cui il piccolo fa crollare le  complesse architetture di mattoncini realizzate da suo fratello. Stesso fracasso, stesso sgomento del mio maggiore, nel vedere  ai miei piedi,  le macerie di una ex  granitica certezza: la scuola!!!E adesso niente è più scontato per noi.
Improvvisamente, cambiando “semplicemente” punto di vista,  la scuola ci appare  altro! Ci appare come tutte le istituzioni totali (M. Faucolt – carcere, manicomio, scuola ),  esclusivamente orientate alla difesa e al mantenimento dello status quo (a livello politico/sociale) oltre che orientate, ovviamente,  alla loro stessa perenne sopravvivenza  (non potendo quindi mettersi  mai veramente in discussione).
La scuola, dunque, non ha né mai ha avuto  lo scopo di “Educare” (da educere) ovvero “tirare fuori” da ogni individuo le sue vere potenzialità, ma piuttosto ha e ha sempre avuto  quello di “Istruire” (da In-struere) ovvero “fabbricare”  “addestrare” individui… “modello”, quello di Insegnare (da In-signare) ovvero di segnare, imprimere marchiare.  13 anni di catena di montaggio il cui prodotto finale sono ex bambini finalmente addestrati ad essere adulti passivi, sensibili all’autorità, del tutto sordi alle proprie vocazioni o aspirazioni, del tutto dipendenti dal giudizio esterno, competitivi, massificati, acritici, spaventati.

Scuola come fabbrica di cittadini /operai/ impiegati/ consumatori obbedienti. Non è un caso, non può esserlo,  che  la stragrande maggioranza delle nostre scuole siano grigie e squallide proprio come fabbriche e che, al loro interno,  si consumino  rituali del tutto simili. Il suono della campanella, alla stregua della sirena; il grembiule, come la tuta da operaio; la rigida suddivisione in classi (sulla base dell’età), come quella in reparti; e soprattutto un sistema premiante/punitivo all’interno di una indiscussa organizzazione gerarchica, che non lascia alcuno spazio all’autodeterminazione del singolo (neanche per andare in bagno!).  L’insegnante, mette in pratica il programma calato dall’alto, così come il caporeparto traduce il piano aziendale, elaborato negli uffici dell’alta dirigenza. Alunni/Operai passivi, numeri tutti uguali, senza nessun libero arbitrio, valutati sulla base della loro “produttività”, puniti o premiati con voti, incentivi o lettere di richiamo, promozioni,  scatti di carriera, bruschi arresti o bocciature. Nessuna, benché minima, partecipazione diretta. Nessun margine per esprimere i propri interessi, le proprie peculiarità, la propria unicità: alla catena di montaggio questo non serve!  Bambini /Operai tutti nelle loro anonime divise, grigi come le scatole nelle quali trascorrono 8 ore al giorno, sempre al chiuso, 5 giorni a settimana… per molti, moltissimi anni… forse una vita intera. In attesa del sabato, delle vacanze di Natale, delle due settimane di ferragosto, per avere l’illusione di essere ancora padroni di se stessi e della loro vita.
Ma i Bambini non sono Operai! Le scuole non sono fabbriche! E per dirla tutta anche noi, donne e uomini adulti, nelle vesti di operai, impiegati, cittadini, non avremmo diritto a tutt’altra dignità, ad una vera autodeterminazione, ad una reale  libertà? Ma qui il pensiero libero, plana  verso derive  anarchiche… Utopie? Ideali?  No. Solo prove di pensiero libero,  percorsi critici, tentativi di interpretare le cose in modo altro rispetto a quello che ci viene propinato,  proprio a partire dai primissimi anni di scuola in poi.

Dunque, tornando a noi, che fare con i nostri 3 pargoli (il terzo in arrivo)?
La scuola non è forse  obbligatoria? No… la scuola cosiddetta dell’obbligo non è affatto obbligatoria!

Art 30 della Costituzione
E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.

Altro fracasso, altro sgomento iniziale, per  Lui, per me, nell’apprendere questo: non siamo obbligati a mandare i figli a scuola!!!  Dunque potremmo tenere i figli a casa e fare scuola parentale ( homeschooling per gli anglosassoni)??? Caspita, la libertà può dare le vertigini, si tratta di decidere con la propria testa, di assumersi  le proprie responsabilità, di fare errori nuovi e imprevedibili, di metterci la faccia, di intraprendere una strada del tutto sconosciuta e di farlo totalmente in solitaria.

Ecco, questo è il nostro pensiero libero da mesi.. questo è il percorso al quale guardiamo, pieni di dubbi ,di paure, senza certezze… se non quella che noi i figli a scuola non ce li vogliamo davvero mandare!
Perché adesso siamo consapevoli che i bambini  imparano senza bisogno di insegnanti (lo fanno dalla nascita ai 3 anni, senza che nessuno se ne meravigli).  Che i bambini (e non  solo) imparano attraverso il fare attivo e non l’ascolto passivo, attraverso il gioco (che dovrebbe essere la loro attività principale), i bambini imparano seguendo liberamente i loro interessi, le loro passioni del momento; imparano secondo i loro tempi  perché sono guidati dal  gusto di scoprire, se non glielo togliamo.  Questo ce lo dice la pedagogia moderna,  la psicologia, l’esperienza. Ma pare che tutto ciò non riesca a varcare i cancelli alti  e i muri grigi delle scuole istituzionali.  Eppure esistono molte esperienze, in giro per il mondo, di scuole libertarie incentrate sulla fiducia nel bambino, nelle sue capacità e nella sua innata volontà  a capire, scoprire; incentrate sul rispetto della sua integrità e dignità; su un rapporto di parità fra adulti e bambini attraverso la pratica quotidiana di una vera democrazia diretta…

Eccoci dunque, Lui ed io,  in questo piccolissimo paese sperduto, con la sua piccolissima scuola, a doverci giustificare con chi ci chiede perché non stiamo mandando i bambini a scuola (al momento la materna). Due bambini in meno su un totale di dieci non sono pochi, ce ne rendiamo conto…..  Mi spiace, ci spiace, sappiamo quanto conti la scuola per coloro che ancora ci credono, o semplicemente per coloro che non hanno alternative concrete; sappiamo di essere dei privilegiati perché abbiamo tempo ed energie (lavorando autonomamente) per prenderci cura direttamente dei nostri figli, per crescere insieme a loro.
Ma le domande per noi adesso importanti sono altre: saremo in grado? Riusciremo ad essere forti e sereni? Sapremo educarli e non istruirli? E loro, soprattutto, saranno felici?
Tra alti e bassi andiamo avanti.

Il mio motto è sempre lo stesso: “vorrei, ma non posso… ma accidenti.. si che posso!!”

PS: Cerco di postare alcuni link interessanti; ovviamente ci sarebbero moltissime altre cose da dire…. Tempo al tempo.
http://www.educaresano.net/
http://www.decrescita.com/news/?p=2207
http://scuolalibertaria.blogspot.com/
http://www.educazionelibertaria.org/
http://educazioneparentale.org/
http://www.controscuola.it/



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