sabato 13 aprile 2013

MA CHE SENSO HA?

Ultimamente mi imbatto, sempre più spesso, nella stessa domanda : "... ma ha senso?" 
Me la ritrovo, all'improvviso, come uno sgambetto in cui inciampo.
Pensiero molesto, fra gli altri pensieri, cui devo dare ascolto perché non molla.
Ma ha senso?
Senso in che senso?
Senso come significato, ma non è male neanche senso come direzione... ovvero: quest'azione, questa scelta, questa cosa...dove porterà?
Non è una domanda priva di senso!
 
Mi capita di pormela sia rispetto alle piccole questioni della nostra  quotidianità, ma anche e ancor di più rispetto alle grandi questioni che governano la vita di tutti.
 
Ultimamente, per ovvi motivi,  me lo chiedo spesso, spessissimo, riguardo alla scuola, alla sua organizzazione, ai metodi, ai contenuti...(per esempio se colorare schede abbia un senso me lo sono chiesto qui!).
 
Che senso ha ciò che i bambini fanno a scuola ? Che significato? Quale contenuto? Che valore?
 
Sfoglio alcuni libri di testo della scuola elementare.
Primo anno... Scopo/obiettivo: imparare ad usare ben 4 stili di scrittura (Stampatello maiuscolo, stampato minuscolo, Corsivo maiuscolo e minuscolo) nell'arco dei primi mesi.
Copio stralci da un libro per la prima elementare ("Tutti Insieme a Scuola Allegra - percorso di apprendimento della lettura e della scrittura" ):

Allegra saluta i bambini
Edera sorride felice
Istrice si sveglia
Orologio suona le otto
Uccellino cinguetta sul ramo
La Sirenetta si riposa al sole
 
.... e vi risparmio il resto.
Non posso non chiedermelo e pure ad alta voce: MA CHE SENSO HA????
Che senso ha dedicare un anno scolastico (se non di più) al forzoso apprendimento della lettura e della scrittura, rinunciando - in nome di questo scopo - al significato di ciò che si legge e di ciò che si scrive?
Ci sarà tempo, dirà qualcuno, per passare ai contenuti.
Ci sarà tempo? Quale tempo?
Avete presente un seienne??? Non è affatto un vaso vuoto da riempire.
Un seienne - già da qualche anno - ti fa domande del tipo:

"Perché si muore?"
"Come è nato il primissimo uomo"
"Come funziona la digestione?" 
"Quanto è lontana la Luna dalla Terra?"
 
E poi, magari,  un giorno (nello specifico questa sera) parlando del corpo umano gli dici:

"Il cervello è preposto al funzionamento di tutti gli altri organi"
e lui (il quasi seienne!!!) ti risponde: "tutti tranne il cuore!"
"Chi te lo ha detto?"
"Il cuore è una pompa, mamma, una volta che parte non si ferma più!"
 
E chissà , forse ha ragione lui... forse, una volta che parte, un cuore non si ferma più davvero.
 
Un bambino di 6 anni, un NORMALISSIMO bambino di sei anni, passa dal medioevo al mesozoico nell'arco della stessa giornata, cavalieri o dinosauri alla mano.
Un bambino di sei anni, per il suo compleanno, ti chiede il telescopio e scopri - appena in tempo per farlo ragionare - che si aspetta più o meno il telescopio della NASA "mamma, il telescopio dovrà avere le ruote altrimenti non riusciremo a spostarlo" ..... 
 
Un bambino di sei anni sa già fare di conto e - se solo glielo lasci fare - impara ad aprire e salvare un nuovo file nel tuo PC (chiedendoti aiuto per nominarlo, visto che ancora non sa scrivere!) e su questo documento mette in progressione (di sua iniziativa) i numeri da 0 in su (per ora siamo a 500). Decide di colorare le decine di rosso e le centinaia di verde e quando ti dice "mamma ho quasi finito..." (lui intende un'altra decina), non puoi fare a meno di chiederti se, sotto sotto, non sia convinto di raggiungere l'infinito (forse si!).
 
Ecco, questo NORMALISSIMO bambino di sei anni, passa la sua giornata giocando.
Sempre fuori in ogni stagione. D'inverno scia, costruisce igloo, pupazzi e navi pirata con la neve. In  primavera rispolvera la bici e il pallone. D'estate gioca a piedi nudi dalla mattina alla sera e d'autunno aiuta il padre ad accatastare la legna a meno che non si stia tuffando - insieme agli amici - in qualche enorme cumulo di foglie secche. 
 
Questo bambino gioca, gioca, gioca.
 
Monta e smonta, con suo fratello di tre anni, stazioni, case, caserme dei pompieri, astronavi... di mattoncini. Crea ferrovie intricatissime, schiera cavalieri intorno al castello assediato, guarda qualche cartone (ahimè) e disegna quello che gli pare.... poi a sera, finalmente, tutti nel lettone a leggere una storia... "Dai mamma leggicene un'altra!"
Niente di straordinario, è lo stesso bambino che ha imparato, in meno di tre anni, a camminare, a parlare, usare strumenti, giocare, andare in bicicletta, ... proprio come suo fratello... proprio come ogni altro normalissimo bambino.
 
Semplicemente, proprio come ogni bambino che riceve risposte, è sempre pieno di domande.
La chiave, l'unica chiave del suo apprendimento sta nel senso che quelle domande e quelle risposte hanno per lui. Nessuno scopo nel chiedersi e chiederti la distanza della Luna dalla Terra ....a meno che non stia meditando una trasferta... sarà meglio verificare!
 
Ecco perché, più sfoglio i libri di testo che mi hanno prestato, più mi sfugge il senso di tutte quelle ore chiusi in una classe a leggere e scrivere "Fata Fiumina prepara la Festa dei Fiori" oppure "Ape Pia va a scuola".
Davvero la scuola italiana non riesce ad inventarsi qualcosa di meglio?
 
Più sfoglio i quaderni , più mi sfugge il senso di tutto quel colorare: colorare  per contare; colorare per leggere; colorare per avvicinarsi - da molto lontano - alla geografia (colora il cane sopra il tavolo e la palla sotto la sedia)...colorare per la festa del papà, della mamma e dei nonni...
Perché, invece,  non disegnare ciò che gli va, quando gli va, come gli va e se gli va?
 
Non trovo il senso di un apprendimento frammentato, nozionistico, passivo, noioso, talmente noioso che il titolo del libro di testo "Tutti insieme a Scuola Allegra" suona quasi beffardo.
 
Ed eccomi al dunque, eccomi al pensiero un po' anarchico, alla visione "oltre", al pensiero che vola libero.
La scuola, a pensarci bene, funziona!
Ci prepara alla vita dopo: alle code in mezzo al traffico per raggiungere un lavoro che non ci piace; ci prepara ad un capo che ci giudica, promuove o retrocede; ci prepara ad eseguire passivamente mansioni che non ci appartengono; ci prepara a vestirci tutti alla stessa maniera, a mangiare le stesse cose, a leggere gli stessi giornali. Ci prepara ad accettare la competizione, a dipendere dal giudizio esterno, a quantificare ogni cosa... il che da adulti vuol dire monetizzare.
La scuola ci prepara a vivere in apnea dal lunedì al venerdì, per poi tirare un mezzo sospiro il sabato e ricominciare ad angosciarci la domenica. Non è così? Esagero?
Lo spero...
Nel dubbio, per ora, continuo, continuiamo il nostro percorso di homeschoolers tendenzialmente unschoolers.
 
Grande e Piccolo mai zitti, pieni di domande, di curiosità, sempre più complici, nonostante le baruffe.
Minuscolo (3mesi), ancora silenzioso, abbarbicato nella fascia... sembra interessato solo a dormire e poppare... dormire e poppare.... ma so, sappiamo, sapete... che fra una dormita e una poppata lui impara, impara, impara!







8 commenti:

  1. Ma che bello tutto quello che scrivi! Anch'io come te sono pienamente convinta che quello che gli serve lo imparano e lo chiedono al di fuori della scuola e sicuramente nel loro giocare. Non sai quante volte mi prendono i tuoi stessi dubbi, però vedo anche che attualmente l'esperienza di Alice alla materna è positiva (vero è che fa solo 3 ore la mattina) e che l'impostazione data dalle maestre è decisamente diversa da quella che si trova in giro, pur essendo scuola pubblica... Vedremo cosa accadrà in futuro. Ciao!

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    1. Ma che bello condividere! Per fortuna ci sono insegnanti speciali. In bocca al lupo!

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  2. Grazie cara, mi sono permessa di condividere perché interrogarsi sul senso è sempre cosa buona, qualunque risposta si dia.

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  3. E' proprio come temi. Il senso c'è, purtroppo, ed è ben definito, anche se non affatto chiaro a quasi tutti, insegnanti e genitori. Ma è un motivo pensato, pianificato e reso parte della quotidianità e del senso comune, e quindi difficilmente annusabile. Per fortuna anche io vedo nei miei figli esattamente ciò che vedi tu nei tuoi, e, diciamocelo sotto voce, il senso di ciò che stiamo duramente e coraggiosamente facendo, è invece un senso che porterà lontano e cambierà tutto...

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    1. Paola, tu sei una potenza! Mi piace moltissimo pensare che le cose si possano cambiare dal basso. Trovo importante riuscire a farlo insieme ai nostri figli. Confesso che, dopo un periodo di "pessimismo cosmico", oggi - anche grazie alla rete che un po' snobbavo - incontro tante, tantissime persone consapevoli, coraggiose, determinatissime a migliorare le cose. Ce la possiamo fare!!

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